C'era una volta ad Acquaviva un contadino salace di nome Pagghialonga (Paglialunga), detto così perché sapeva prevedere se il raccolto del grano sarebbe stato buono o cattivo. Infatti diceva: "Pagghia longa spica vacante, pagghia corta spica chiena", cioè: "Paglia lunga spiga vuota, paglia corta spiga piena" e di qui il suo soprannome (ogni contadino ad Acquaviva ne ha uno suo tutto particolare, e quasi sempre è più importante del vero cognome, molte volte se dici solo il cognome manco si riconoscono tra di loro).
Così una volta ebbero a ragionare Pagghialonga e Don Brichicco, un altro contadino in parecchia confidenza con l'arte sapienzale dell'intera nazione:
"La follia aumenta ormai a ogni giorno che il buon Dio manda su questo mondo di malvagi", disse in modo grave Pagghialonga.
"E la cosa più terribile è che noi contadini non ci possiamo fare proprio niente", disse in maniera non meno grave Don Prichicco.
"Infatti cosa possiamo mai fare noi poveri contadini se tutto il resto della nazione ha deciso di buttarsi anima e corpo fra le braccia di tutta questa follia collettiva?", disse, scuro in volto, Pagghialonga.
"Tutto il popolo infatti non è altro che un unico e solo malato di testa ormai", disse scuro in volto anche lui Don Prichicco.
"Già, ormai gli uomini hanno deciso un pò tutti da parecchio tempo di mettersi a raccogliere denaro invece che grano, non passerà ormai tanto tempo, di questo passo, che moriremo tutti di fame, logica conclusione di tutta questa lurida follia", disse Pagghialonga, con alquanta malcelata rabbia.
"Che si può mai fare, compare mio?", fece allora Don Prichicco, con un lampo di speranza negli occhi per le grandi capacità profetiche del suo amico.
"Che possiamo mai fare, compare? Continuare almeno noi a seminare e a raccogliere il grano. Il denaro è del demonio, il grano è di Cristo. Gli uomini di tutta la nazione saranno tutti rovinati un giorno se continueranno a seguire il diavolo e la loro insana follia. Altro che soldi!, la fame raccoglieranno un giorno se continueranno a seguire i satana dell'economia mondiale. E allora saranno costretti a tornare da noi contadini che coltiviamo la terra senza guadagnarci mai un centesimo, ma con la saggezza di Cristo che dice che anche il tempo della follia del denaro un giorno finirà e di tutto questo tempio faraonico non resterà pietra su pietra, e gli uomini saranno costretti a rinsavire dalle disgrazie che con le loro stesse mani si stanno tirando addosso. E allora sarà buono che troveranno ancora una volta noi poveri contadini che non avremo mai tradito né Cristo e né la nostra cara madre terra, che a tutti, nessuno escluso, ci sfama e ci fa vivere. E troveranno da noi il grano e la farina che non mancherà molto varranno molto di più di tutti quanti i loro sterili ammassi di soldi bastardi".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
Contadini e squattrinati,
racconti
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