regala Libri Acquaviva

regala Libri Acquaviva
CHARLES BUKOWSKI, Tubinga, MARC CHAGALL, Milano, ALDA MERINI, Grecia, Utopia, ROMANZI, Acquaviva delle Fonti, RACCONTI CONTADINI, America, POESIE, ERNST BLOCH, Sogni, Gatti Pazzi, Spinoza, FEDOR DOSTOEVSKIJ, ITALIA, New York, FEDERICO FELLINI, Poesie di Natale

martedì 19 marzo 2013

ITE AD JOSEPH

   C'era una volta ad Acquaviva un sacerdote molto bravo. Si chiamava don Antonio, ed era anche il mio professore di religione alla scuola media di sopra il Convitto. Lui era maschio e si sapeva difendere ma molte volte non ce la faceva  ai nostri squallidi scherzi di monelli e chiamava Giorgione, il professor Giorgio, l'unico che sapeva davvero domarci a suon di busse e di urla. Ma questo sacerdote era davvero una grande anima e non si meritava certo i nostri tiri da quattro soldi di ragazzi di strada. Gestiva il Convitto, accanto alla chiesa di san Francesco, dove curava e allevava con amore decine e decine di orfani di tutta la provincia. Lui per le sue opere aveva sempre bisogno di soldi e ci insegnò, in quelle rare volte che ci mettevamo ad ascoltarlo, che nella vita quando si è a corto di denaro bisognava pregare San Giuseppe. "Ite ad Joseph", ci diceva in latino. "Andate a Giuseppe quando avete bisogno di qualche soldo e le vostre tasche sono desolatamente vuote. Fate una preghiera con il cuore a San Giuseppe e abbiate fede che qualcosa come un miracolo vi arriverà".  
   Me ne son ricordato con affetto oggi. Ero sceso nel cortile e sono andato a veder cosa c'era di nuovo nella cassetta delle lettere, oltre le solite bollette e gli avvisi di pagamento, e mentre aprivo mi s'è avvicinato uno spacciatore che m'ha detto. "Ti devo chiedere una cosa."
    "Cosa? Dimmi pure", gli ho fatto, e chissà cosa m'immaginavo.
    "Ce l'avresti due o tre euro da prestarmi?"
    "Fratello mio, non ho una lira in tasca", gli ho detto ed era vero e mi son toccato le palte dei pantaloni.
    Sconsolato se n'è andato via. Sì, proprio a te che ci hai la macchina, il cane e stai sempre a telefonare col telefonino a tutte le ore del giorno, per tacer del peggio di resto.
    Allora finalmente ho dato un'occhiata alla casella della posta e dentro c'era un vaglia per un mio vecchio lavoro non pagato e una busta con un pò di denaro di un parente lontano. Allora mi son ricordato di don Antonio di Acquaviva e del suo "Ite ad Joseph". E mi son detto: "Il mio caro san Giuseppe si è ricordato di me anche quest'anno".
    Sono andato alla Posta per cambiare il vaglia e ho raccontato questa storia ad Angelo, l'impiegato allo sportello, che si è perfino commosso a sentirla e poi mi ha chiesto:
    "Come si fa a pregare San Giuseppe?"
    "A me mi hanno insegnato a pregarlo con parole semplici, quello che ti viene dal cuore, tipo: 'Caro San Giuseppe, mi è capitato questo e quello e avrei bisogno di questo e quello, se ti fa piacere, per un tuo umile figliolo'... Mia nonna lo pregava perfino in dialetto", gli ho detto.
    "Nella vita bisogna aver fede. In questa o quella cosa. Se non c'è fede non ci può nemmeno arrivare quello in cui speriamo. La fede in pratica è solo il massimo della fiducia, non è solo roba per santi... Bisogna avere una fortissima fiducia nel prossimo e non solo, come fan tanti, dargli solo addosso e dirgliene di tutti i colori per ogni occasione di nostra disperazione", ho detto dopo mentre lui trafficava con le carte.
    Angelo mi ha sorriso ed è stato d'accordo con me.
    "Doppi auguri per oggi! Perchè è San Giuseppe e perchè sei padre!"...
    Fuori c'era un sole così bello che davvero mi sembrava di essere al mio caro paese, Acquaviva...
giuseppe d'ambrosio angelillo

Nessun commento: