Tu eri la Poesia,
il muro da scavalcare oltre il cortile,
l'acqua cristallina
che era impossibile intorbidire.
Il Genio che correva a tutta velocità
sulla cattiveria e la dabbenaggine degli altri,
senza mai farsi raggiungere da nessuno.
Tutti ti mangiavano le mele rosse
delle tue parole piene di vita,
molti non si riuscivano mai a spiegare
da dove tu mai prendessi tanta sapienza
e tanta dottrina,
non arrivavano mai a pensare i bamba
che anche la rosa è bella
e la sua bellezza la dona senza fini
e tutto questo in natura
si chiama Amore.
Ora tutti quelli di cui ben sai
han ripreso a disquisire
di cetra accordata,
rime a incrocio
e metafore intonate,
soffocandosi la sincerità della voce
in tutte queste sciocchezze
e sofisticherie.
Ma gli alberi del tuo cortile son sempre là
che oggi ti ricordano anche loro
sbocciando con i loro fiori
in tutto il loro splendore,
si fan sentire, seppur ancora lontano,
le rondini
garrendo nell'aria
con tutta la loro allegria,
ricordandoti gioiose anche loro.
E nelle terre scava il grano nell'oscuro
per spuntare tra non molto
con le piccole spighe
di tutti i loro germogli,
pensando anche loro a te
e al tuo coraggio pervicace.
La parte di te che era più forte
rimane sempre in città e dappertutto in Italia,
il tuo Spirito indomito
che mai si arrese a niente,
la tua voce di leonessa navigata
che mai sopportò un domatore,
e questa dolce Primavera
che sempre ritorna a ogni anno
a scacciare ogni triste grigiore
e a far brillare più bello e forte il sole,
e facendoci pensare
per un attimo a tutti quanti,
amici e nemici,
alla più grande poetessa del mondo,
di nome Alda Merini.
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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