Guarda, guarda che mare, e che destino di rotta che è certo meglio del carattere che è invece puro caso. Anche la nave non sa dove andare e pure lo stesso va, in alto mare non si può fare altrimenti che seguire il rombo sghembo delle nostre stelle interiori. In porto si scarica la stiva e si carica la fantasmagoria, ben più pesante e ingombrante, dell'amore. Si spezzano le gru, si spaccano tutti i tipi di pulegge con questo strano tipo di carico.
E poi di nuovo per mare, senza mai sperare in una terra del sole, in un pavimento fermo, in una semplicità di radice. Chi ragiona per mare si spiega a un orizzonte di ombre, i sogni su una nave camminano tutti come fantasmi di pazzi.
Guarda, guarda bene che mare. Anche ai giorni gli gira la testa sul calendario. E tu guardi, guardi sempre dove stai andando senza mai vedere niente.
giuseppe d'ambrosio angelillo
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