LA
PARTITA
Me ne stavo in un campo della periferia e lì
giocavamo a pallone l’ultima partita dell’università.
C’era la squadra di filosofia contro la
squadra di giurisprudenza.
Dissi a un mio amico: “Questa è la più bella
partita della mia vita”.
Infatti tirai due tiri al volo da lontano.
Con un tiro feci goal. Con l’altro presi la traversa.
Giocai davvero bene.
Poi ognuno se ne andò per il suo destino e
non c’incontrammo più. Anche se ogni tanto per un po’ ci scambiammo cartoline
di auguri.
Mentre ce ne stavamo ancora là, sul campo,
vedemmo una pineta nel monte prendere fuoco. E allora ci preoccupammo tutti.
Guardavamo con i binocoli. Si vedeva chiaramente che qualcuno appiccava fuoco
da punti diversi.
Andammo alla base della collina e lì c’era
una casa.
“Avete chiamato i pompieri? Avete fatto il
117?”, chiesi io.
“Sì”, dissero.
C’era nel giardino un sifone per l’acqua.
“Si può dare questo, possiamo buttare acqua
sulle fiamme finché arrivano i pompieri”.
E allora c’era un tubo, ma era troppo corto.
“Altri tubi, li so allacciare l’uno con
l’altro”, dissi.
Mi portarono altri tubi di diverse
lunghezze. Ma le fiamme sotto i pini erano lontane.
“Ci vuole un altro tubo di 20-30 metri”,
dico.
Ma il tubo non si trova.
Guardo intanto i mucchi di cenere sotto gli
alberi già bruciati.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
da "KAFKA" storielle minime, Acquaviva 2014
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