Vado in piazza e dispongo i miei 4 libri sulla mia bancarella. Qui nel mio manicomio metropolitano si serve la sbobba che ci ritroviamo. La mia scuola l'hanno chiusa e io mi arrangio come posso. Cucino spaghetti scotti e friggo 4 uova di papera. I miei libri sono tutti pieni di energia, vanno dove vogliono e sanno guardare molto lontano, anche se ignoro completamente dove.
Una volta ero contadino così mi sono portato un campo dietro, il campo incerto di tutti i miei errori.
C'è un folle in piazza che passa e ripassa davanti a me senza comprarmi mai niente, è lui invece che mi vuole vendere il suo chitarrone scordato e logorroico, ma io non so che farmene e poi ho già le mie notti insonni da piazzare. Vorrei chiedergli da quanto non va a donne perchè mi sembra che proprio quello sia il suo vero problema, ma poi ci rinuncio perchè è ancora un bambino e son sicuro che non mi capirebbe nemmeno.
Il matto ha gli occhi spenti ma il cuore acceso, è calvo e forse una volta è pure stato un biondino. Adesso ha perso pure il suo manicomio ma non sa di essere a Milano così la sua follia per fortuna è salva.
Lo guardo soltanto perchè di natura son curioso come un gatto ma lui crede che lo chiami e così mi ritorna sempre vicino, ma in verità vorrei che andasse via perchè mi voglio finalmente mettere a vendere libri e non a perder tempo a fissare la follia degli altri, perchè mi basta e avanza la mia.
Tze! Scrittore, con questi chiari di luna e tutte queste illecite concorrenze. Dove voglio mai andare? Da nessuna parte, proprio qui dove mi trovo. Mi accontento di poco io, solo se vendessi qualche libro in più non mi guasterebbe eccessivamente la giornata.
Viene un medico e mi azzarda una diagnosi, ma mi invidia il fosco castello di carte e pensa così solo a curare se steso. Non sa che il mio castello non esiste nemmeno, che io abito proprio come lui nello stesso manicomio. Solo che lui si crede un medico e io uno scrittore, qualche volta pure un gatto. Saremmo tutt'e due da rinchiudere se non fosse che ci hanno già pensato i ricconi e gli economisti a chiuderci a tripla mandata nella oscura galera del soldo traditore.
Il matto è ancora in giro e i suoi occhi sembra che piangano, proprio come i miei. Il governo forse non ci paga a tutt'e due. Ma non fa niente, tanto mangerò le solite patate bollite anche stasera. Solo se vendessi qualche libro in più avrei da fare pensieri migliori. Ma comunque i sogni mi vengono ancora relativamente bene. Così come al solito non mi lamento ancora eccessivamente.
Solo che se vendessi qualche libro in più ci starei meglio in tutto questo maledetto manicomio perennemente senza soldi.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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