Vecchie tavole di contadini
dove si pranzava anche a Natale
con quattro lenticchie
e mezzo morso di pane,
quando si usava ringraziare Dio
e la terra
di quel poco
che si riusciva a riunire sulla tovaglia
anche in quel santo giorno.
Quando la famiglia si stringeva
su quell'unico piatto fumante di legumi
cucinati alla buona,
della polenta arrangiata,
di quelle mille verdure selvatiche
così sapientemente cotte con olio e lauro
e date sorridendo,
di quella mezza vecchia gallina arrostita
sui carboni del camino,
di quelle quattro polpette di pane dolce
fritte e condite con un pò di zucchero.
Un semplice lume bastava a illuminare
la grande sapienza
e la santa umiltà
della vita per davvero autentica
della campagna
tutta fatta di fatica, di spensieratezza,
di allegria, di povertà
e di un forte amore genuino,
tutto sincerità e scorza dura.
Ora che la generosità della natura
è dimenticata
e il vino saggio e potente
è abbandonato nei ricordi
che non valgono più niente per nessuno,
io mi accorgo delle osterie chiuse
della santa fratellanza
tra gli uomini di buona volontà
e dei grandi megastore della finta ricchezza
dove per un carattere d'oro di una parola falsa
sono in fila tutte le anime
per abboffarsi di tristezza
e continuare a rimanere digiuni
di pensieri profondi e di cose buone
perchè la lingua non sente più nulla
e il genio dell'uomo si è addormentato
nella pesantezza
di una continua ferale insipida ingozzatura,
anche nel santo giorno del Natale
di Nostro Signore Gesù Cristo.
GD ANGELILLO
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