venerdì 17 aprile 2015
sardine, piatti vuoti,
lo studio di pittura pieno di quadri invenduti,
gli amici che si facevano vedere sempre così poco,
il cervello imbottito di cazzate grosse
come mercantili d'alto mare,
mentre noi con i sogni trafitti da mille atroci realtà
ce ne andavamo alla rinfusa
a raccattare qualche ciotola avanzata al supermercato
degli affaristi,
con il nostro testone malridotto,
col muso storto,
a raccattare gatti randagi
per curare in estremo la nostra carnivora solitudine,
l'uomo,
che strana bestia è a volte a pensarci bene,
ma noi pensavamo già male
e così giocavamo d'anticipo
sulle malie fantasmagoriche del nostro destino buontempone
che per prenderci a cottimo per i suoi oscuri intenti
ci mollava in una stalla,
quattro briciole lasciate nel piatto.
la lisca della sardina
che ci poteva venir ancora bene per un altro quadro.
la cavezza dell'asino che più furbo di noi
se n'era già scappato da un pezzo.
giuseppe d'ambrosio angelillo
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