regala Libri Acquaviva

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venerdì 15 luglio 2011

SULL'IMPROBABILE ARTE DI SCRIVERE ROMANZI di giuseppe d'ambrosio angelillo

Ma d'altronde cosa vuoi cominciare a raccontare se non dal nulla. Ora non c'è niente e ora, come una specie di miracolo, c'è qualcosa. Ma poi lasciali pure perdere tutti questi scrittori che si mettono in testa  nientemeno che di scrivere la prefazione all'intero universo! Per esempio ora io ho un'orecchio tappato e già sentirei la metà di tutto quello che potrebbe dirmi l'universo, poi mi è uscita una schifezza (e così s'è stappato e ora ci sento di nuovo bene) e mi son distratto senza più scuse. Comunque mettiamoci dentro la balordaggine e la crassa ignoranza del nostro pubblico cartastracciaro e poi come scordarsi delle uova marce che ci piovono addosso dalla piccionaia? Tutto questo pasticcio ha un'influenza a dir poco catastrofica sul buon andamento dell'inizio di qualsiasi buon romanzo. Beh, si potrebbe perfino rinunciarvi e passare all'elaborazione di un raccontino, poca spesa poco sugo e anche, il che non guasta mica, minor spreco di tempo. Magari un piccolo componimento di quelli che usava Esopo, ben sciacquato, ritornito, ripulito, anche parecchio lezioso e salace. E ci salviamo un pò tutti dai guai, che non è un particolare da scartare troppo di questi tempi. Ma chi t'ascolta? Nemmeno te a te stesso. Viviamo nell'epoca ormai della più assoluta anarchia. E così, minchia, m'incaponisco a voler scrivere a tutti i costi un romanzo! E che non ci voglio mettere dentro! Capre, cavoli, cani, chiese, mogli ubriache e botti piene, ma di vino buono pure! E già, non son mica uno che s'accontenta io, voglio il meglio dalla vita, e soprattutto dalla bottiglia. Tutti voglio che restino di stucco, con la bocca spalancata come tanti baccalà, completamente di sasso. Voglio addirittura che qualcuno del mio santo pubblico casareccio abbia perfino una crisi mistica, perchè no? Non una crisi grave, no quello no, ma un mezzo stordimento, un mezzo rimbambimento, questo sì. Ma anche quelli più in basso, più in alto non posso andare perchè io stesso soffro di vertigini, e allora una mezza catalessi potrebbe venire a me. Un bel romanzo in 4 volumi, come "Guerra e pace", non una parola di meno. Molte sviolinate e un bel manzo di chiacchere a cuocere sul fuoco. E poi la voce, non quella interiore perchè è parecchio lamentosa, ma una voce epica quasi profetica pure, quella sì che andrebbe molto bene. Un pò di bestemmie, un pò di offese parecchio pesanti ma tutto all'insegna della gentilezza e del buon garbo, una vena di grazia se mi è concessa la libertà poetica. Ma poi il tema, è molto importante il tema, il soggetto, la materia... il tema è il fondamento dopotutto. Ma dove minchia lo vado a raccapezzare un tema originale? Ormai hanno scritto già tutto questi caproni! Che gente egoista e tronfia! Bha... mi arrangerò, qualcosa tirerò fuori, qualcosa farò. Allora: un pò di cartoline, qualche diario lasciato perdere, una ricetta di lasagne alla caprese va sempre bene, una lista della spesa al supermercato non è male nemmeno lei. Poi? Poi? Un pò di grettezza che va sempre bene per i provinciali, un pò di sconcezza che va sempre bene per i metropolitani, i bravi cittadini delle grandi capitali. E poi maleducazione, va bene per tutti, pettegolezzi e sesso. Mescolare un pò il pentolone che si capisca il meno possibile, e il genio non dovrebbe essere molto lontano a questo punto, basterebbe solo fargli un fischio e eccolo lì accanto a noi. Voilà! Il gioco è fatto. Che manca ancora? Qualche dettaglio di seconda fila, tipo confessione di un matto, chincaglierie di balordi, parecchi grassoni, pochi magri, e una storiaccia di passione con baci al peperoncino... Descrizioni di baci mai visti nemmeno sui giornali pornografici. Roba da lasciar di stucco anche il segretario e il portinaio del partito comunista cinese, e il cocchiere della carrozza regale di sua Maestà di tutte le Inghilterre. Qui dobbiamo piantare assolutamente un limone, profuma, aggiusta lo stomaco, e ci si può condire tranquillamente il pesce, e poi è molto di bella presenza. La città praticamente è un manicomio, di quelli aperti naturalmente, anche se la follia dei suoi abitanti è di quelle assolutamente normali e inoffensive. Gli amanti, protagonisti principali, sono dei tedeschi e possibilmente di Berlino, appena caduto il muro e tutti pazzi per i mattoni e le briciole di polvere, un pò di destino metafisico non guasta mai. A questo punto dovrebbero arrivare Napoleone e Churcill, nell'attimo di prendere decisioni fatali, possibilmente a danno dell'Italia, fa scic e pandant. Una sirena greca si mette a rompere i coglioni a Ulisse, che vorrebbe partire in tromba, ma quegli stronzi dei suoi amici l'hanno legato come un salame all'albero maestro. Rossini suona una sinfonia semplicemente divina a un piatto di spaghetti alla faccia di quell'invidioso sfegatato di van Bee. Il pezzo originale di quella sinfonia è andata inopinatamente persa, ma è in mani sicure di qualche mafioso siciliano. E così cala la notte, e la tenebra è così fitta che si può pure andare a dormire. Ma mancano i cuscini, i letti e pure i materassi. Tutti così sono costretti a rimanere in piedi. Il mistero s'incarbuglia sempre più. Nessuno si azzarda a spegnere la luce per la paura fottuta. E l'eroe del romanzo così parte per New York, in mezzo a un Atlantico in tempesta. La nave fa naufragio proprio sotto la Statua della Libertà ma chiede un passaggio a una barca di trafficanti di brillanti e così si ritrova a Little Italy a farsi una pizza alle quattro stagioni. E su quel tavolino di trattoria alla buona c'è pure una boccetta di pepe nero che gli ricorda la Germania e con la Germania Berlino, quella appena distrutta dalla guerra, o meglio ancora una bellissima ragazza tedesca primo grande amore di tutta la sua vita.
Dialogo fatale fra i due:
Lui: "Ma se io ne ho amate tre tu quanti ne hai avuti?"
Lei: (parecchio fiera) "Cinquanta, contando solo i lieti fine".
Lui: "Ah però, ma sei proprio una zoccola!"
Lei: "Ricordati che me l'hai insegnato tu il mestiere".
Pianti, abbracci e perdono. Serata in un hotel degradato di New York.
Lei se ne torna in Germania, forse a Amburgo. Lui se ne va nella caverna di Platone a cercare di capire quale sia la vera realtà. Ma la caverna è davvero senza fondo e lui scende, scende, scende finchè non si ritrova nell'Inferno di Dante, ma Dante è uscito a far la spesa con Virgilio a un supermercato del Paradiso, ma con il segreto intento di regalare un paio di calze di seta a Beatrice, così intanto incontra Diogene il Cinico che con la sua fioca lampada cerca l'uomo. Diogene gli alza la sua lampada in faccia, lo illumina bene e gli dice: "Manco te sei uomo, ma manco per niente!"
Ma l'eroe non si scompone: ormai ci sono 5 o 6 sessi diversi a disposizione per ognuno per i progressi della scienza contemporanea. E così risale l'abisso e si ritrova a Atene, che nel frattempo è fallita e vende tutte le civette di Socrate a quei cuori di ghiaccio tedeschi, che a furia di studiare la Grecia se ne sono così innamorati che se la vogliono portare nel loro giardino di casa per farci andare a pisciare i loro cani. Zeus finora tace, ma non è detto per niente che prima o poi s'incazzi come una bestia.
Ma la notte dura, continua senza posa e la tenebra s'infittisce sempre più. Arriva comunque Kafka, e una ragazzina ebrea gli canta una filastrocca, arriva Mick Jagger dei Rolling Stones e dice: "I prossimi campionati del mondo di calcio li vincerà la Grecia, così tutti finalmente ci resterete di merda". E tutti gli altri a toccarsi i coglioni.
Ricompare di nuovo Churchill e dice: "Ma dov'è che ho sbagliato?"
Tutto il mondo dice qualcosa in inglese e ormai si va tutti verso la costruzione di una nuova Torre di Babele, solo che i pettegolezzi sugli attori di Hollywood sono così accesi che forse ancora una volta non se ne fa niente.
E insomma il romanzo continua, s'imbroglia e s'avviluppa. S'impappina, procede, s'intoppa. E lo scorno, la passione, il sottile ingegno s'arruffa in un pantano di elucubrazioni, di commenti, di trucchi, palesi e baresi. Lo stile è corinzio ma il professore è di meccanica, in quantistica nulla. Arriva Leonardo con le sue ali, ma non s'invola niente e nessuno. Arriva Edison con la sua lampadina ma la tenebra non s'illumina manco per sbaglio. Arriva perfino Sansone a far crollare il tempio ma i Filistei se ne son scappati tutti da tempo. Arriva san Francesco a benedire gli uccelli e i lupi, ma gli uomini sono tutti al bar che giocano a flipper. Arriva Dario Fo con il suo mistero buffo, ma gli angeli son stufi di sacrificarsi sempre per niente. Tutto quanto il pubblico è in ansia: "Ma questo genio caga o non caga?". Il cuoco del battaglione assicura con buona ragione che cagherà, c'è troppa gente che aspetta di mangiare, è praticamente impossibile che si faccia restare una folla così numerosa a becco asciutto. Il padrone della cantina verserà per l'occasione l'aranciata rancida d'annata. I camerieri sono già tutti in fila a eseguire le finte fucilazioni. Il genio di turno questa volta è capitato antiamericano, ma assicura un pò tutti che passa metà dell'anno a Los Angeles, a guardare solo i cartoni animati dei grandi Simpson, di cui naturalmente è seguace fanatico soprattutto di Homer, suo collega di bevute e cazzate. Per intanto si aspettava che falliva la Russia e invece sta per fallire l'Europa, che con tanta altezzosità le aveva prima sbattuto la porta in faccia quando prima le era andata a chiedere un bicchier d'acqua. L'Europa inventa il full e poi si fa fottere dal poker. 
Signori, il romanzo è sempre al di sopra di ogni sospetto. Quindi compratelo sempre senza paura e risolvete i 100.000 criciverba se siete capaci. Ritagliate, cucite, ricomponete. Il romanzo è sempre un peso falso che però vi misura alla perfezione qualsiasi verità che vorrete avere a disposizione. Suonate il campanello e entrate pure a Roma da conquistatore, prendetevi l'alloro di Petrarca e dite che volete pure la pezza di formaggio più grossa dal pecoraio di Trastevere. Nessuno vi dirà alcunchè, anche perchè gli uscieri del cinema Italia è un bel pò che si sono licenziati, li hanno mandati via, si son rotti i coglioni, non so. Quello che so è che non bisogna mai avere dubbi e andare avanti con la macchina. Battere sui tasti finchè ne avete, di forza e di balle sotto. Romanticismo, espressionismo, avanguardia e campari rosso. Finchè ce n'è avanti a picchiare sodo sulla macchina da scrivere. Il mio amico Bukowski vi direbbe la stessima cosa. E se proprio qualcuno vi comincia a scocciare un pò troppo, prendete la penna e pungetegli forte la pancia...  
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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(la foto è un mio autoritratto
del maggio 2010) 

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