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martedì 25 novembre 2014



VINCENZO MOLLICA, SUPEREROE DI FUMETTI

    Stavo a casa di Vincenzo Mollica e stavamo davanti alla TV accesa. Io mi mettevo a raccontare dei miei guai e Vincenzo mi ascoltava svogliato. Dopo un pò s'è stancato dei miei guai e m'ha fatto capire che potevo andarmene pure. Allora io ho salutato e sono andato, la sua cameriera m'ha portato i vestiti. Io ho preso tutto e sono andato a vestirmi nel corridoio. Faceva un caldo bestiale quel giorno.
    "Non devo raccontare dei miei guai: stanco troppo le persone", ho pensato.
    Su di un divano abbandonato, mi son messo le scarpe e poi i pantaloni, larghissimi perchè erano tutti pieni di fili di computer, carabattole, apparecchi elettronici sfasciati. Io piano piano allora ho allineato tutto questo a un lato del divano.
    "Però ne avevo di roba nei miei pantaloni", penso.
    Mi metto i pantaloni e passa di là un mulatto.
    "Ehi, cos'hai qui?", mi fa.
    Mi mette la mano nella tasca di dietro e fa finta come di darmi una cosa. Poi scantona dietro la porta di casa sua che era proprio là.
    Io allora mi guardo nella tasca e vedo che mi sono sparite 350 euro.
    Allora vado da lui, busso e quello apre.
    "Ehi, m'hai fregato 350 euro, tira fuori il malloppo", dico.
    Quello si presenta con un martello.
    "Vattene via o finisce male per te", dice e chiude la porta.
    Io rimango là, indeciso sul da farsi.
    Arriva Valentino il Mimo, con la sua faccia di tolla, e si ficca pure lui in quell'appartamento.
    "Ehi, lo sai che abiti con un ladro?", gli dico.
    Quello con la sua faccia di cazzo mi guarda e non dice niente. Poi entra e chiude la porta.
    Allora io vado di nuovo alla casa di Vincenzo Mollica. Busso. Vincenzo apre, dietro c'è la cameriera e altri due suoi amici.
    "Mi hanno rubato 350 euro, lì in fondo al corridoio", gli dico.
    "Chi?", chiede lui.
    "Non lo so. Era un mulatto", dico.
    "Andiamo", dice lui.
    Andiamo tutti, anche i suoi amici lo seguono, alla porta del mulatto. Ma Vincenzo invece che a quella porta, va a bussare a un'altra porta lì dietro.
    Apre il mulatto. Ha un mattone grosso che alza con tutte e due le mani. Lo cala sulla testa di Vincenzo con tutte le sue forze. Ma Vincenzo, con una mossa da supereroe di fumetti, gli prende le braccia e gli fa calare il mattone sulla sua stessa testa.
    Quello si rintrona.
     "Tira fuori i soldi del mio amico o per te finisce molto male", dice Vincenzo al mulatto.
    Quello è troppo rintronato.
    Allora Vincenzo lo perquisisce e trova un mio abbonamento del tram, con la mia foto sopra, con dentro 350 euro.
    Prende la tessera e scaraventa il mulatto dentro casa sua, che crolla rovinosamente a terra. Dietro Valentino il Mimo, con la faccia di tolla, si guarda bene dall'intervenire.
    Io sto lì con un martello in mano dietro Vincenzo. Per dargli man forte caso mai la rissa diventava più cruenta.
    "Andiamo ora", dice Vincenzo.
    I suoi amici sono due supereroi dei fumetti, come lui, e io solo ora me ne accorgo.
    Ci buttiamo giù dal palazzo, volando, che diventa per incanto il pendio di una collina.
    Ci mettiamo a correre ridendo.
    Nel verde.
    All'orizzonte ci sono le torri illuminate dei palazzi della città.
    Poi risaliamo di corsa un pendio di un'altra collina.
    Si ride a più non posso.
    "Vincenzo, non me l'avevi mica mai detto che eri un supereroe", gli dico.
    "I supereroi sono sempre delle persone che nella vita quotidiana si mostrano perfettamente anonime", dice lui.
    Corriamo a perdifiato. Anch'io ho degli strani poteri se son capace di seguirli, anche se non me ne sono mai accorto prima.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "IL PATRIOTA AMERICANO", libro di raccontini inedito.

     

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