Me ne hanno raccontate storie una volta
i vecchi contadini di Acquaviva.
"E' arrivato il poeta!", mi dicevano quando arrivavo nei campi, con malcelata ironia.
Ma poi si mettevano in fila a raccontare
e non smettevano, come gazze impazzite,
finchè non arrivava il padrone
a rimandarli al lavoro,
o le loro mogli a dire che la smettessero di fare i chiaccheroni con il "professore".
E loro a milincuore se ne andavano con le loro camminate di sghembo, ondulate, quasi fossero sempre in groppa a un asino, e ritornavano alla terra e al loro lunghissimo lavoro. Tra vigne, ulivi e mandorli.
Sapevano tutto di me e dicevano: "Fa il giornalista a Malano".
E come alberi antichi si assiepavano a sera attorno ai tavoli dei circoli e delle osterie, e là mi vedevano che tornavo di nuovo.
"Ehi, c'è di nuovo Jioseph, il figlio poeta di compare Cinquecavalli, il nipote di Jioseph D'Amore, il panettiere che se ne andò sette volte a Nuova York...sette volte ha attraversato l'oceano suo nonno per comprarsi quattro campi vicino al paese...", dicevano tra loro e almanaccavano ancora per molto sui miei parenti e i miei avi, e da là poi riprendevano il bandolo della matassa dei loro racconti infiniti, frutti antichi di sapienze intramontabili...
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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