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martedì 25 ottobre 2016

IL DUOMO poesia di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo


IL DUOMO

me ne passa di gente accanto,
là in piazza del Duomo dalle larghe meraviglie,
giovani pieni di attesa,
poveracci in lotta per il centesimo quotidiano,
sapienti in incognito tutti presi dai loro stessi misteri,
gli uomini ormai stanchi della loro stessa solitudine,
forzuti lottatori con l'intera loro contrada sulle spalle,
quelli con i pensieri neri a bella vista negli sguardi loro,
le vecchie che vanno piano, quelle che vanno più veloci che possono,
io, dal mio punto verdino di cortissima distanza, li osservo,
son qui in piazza del Duomo per tutti loro,
pochi si avvicinano,
vengono a loro volta a osservare me,
mi chiedono cosa c'è di nuovo sulla storta via della mia speranza,
come si fa a cantare nel bel mezzo di un così grande manicomio,
se il mio destino ha una sua logica o è del tutto matto pure lui,
io sorrido e qualcosa arrabatto per tutti,
a molti indico il Duomo, così imponente e vicino,
così sfolgorante nella luce pomeridiana sghemba dell'autunno,
dico: "è là, quasi sempre sotto i nostri occhi,
la poesia della materia viva del nostro incomprensibile destino,
brilla sempre così forte per chi la sa vedere.
la nostra vita è come quel miracolo
di marmo bianchissimo e immacolato.
così bello, così nobile, così unico,
se abbiamo un attimo almeno al giorno per vederlo e pensarci.
si tratta semplicemente solo di questo, amico".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

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