martedì 11 ottobre 2016
PIAZZA DIAZ poesia di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
PIAZZA DIAZ
la piazza piovosa e ventosa
che tira messaggi tra i tronchi di marmo levigato,
tra banche, alberghi, caffè di rinomata telegrafia.
il vento mi scompagina i libri,
li fa volare via,
mi fa tremare la bancarella verdina,
su e giù per le lastre di cemento delle camminate oscure,
tintinna lontano la fredda campana dell'autunno,
il pastore lassù prende a calci le nuvole nere
e le scaglia qui e là, dove capita e come vuole
nel porto santo del cielo tutto spalancato,
e io son lì che aspetto
finalmente di prendere la decisione di tornare a casa,
ma son qui ancora
sulle cime tempestose di Milano,
in questa piazza fredda e nera,
le dottrine tutte all'aria,
le parole tutte sparse alla rinfusa per i marciapiedi.
non cresce più l'erba da queste parti
ma torri di cemento e bastioni di ferri blasfemi,
e intanto si continua a vivere,
con i semi in tasca a pensare al futuro.
son tutti sottoterra gli alberi a piazza Diaz a Milano.
i giorni vengono e se ne vanno senza più verde,
senza più fiori, senza più allegria.
lassù oggi il bastone del vento picchia le nuvole
e le fa scappare tutte verso le montagne,
io son qui
che finalmente raccatto tutte le mie povere cose
e me le stringo in un mazzo,
me le metto in spalla
e mi avvio verso casa,
nella mia lontana periferia
con in bocca il sapore di ferro arrugginito
di questo tram
che fila veloce come un demente dannato
tra tutta questa pioggia e questo vento maledetto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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