Un giorno Gesù andò al Duomo di Milano e disse ai sacerdoti:
- Avete pane?
- No, non siamo mica una panetteria. - dissero quelli.
Gesù chiese allora:
- Avete pesce?
- No, non siamo mica una pescheria.
Gesù allora disse:
- No? E allora cosa vi moltiplico io, la negligenza? E va bene che sia moltiplicata la vostra negligenza.
Quelli rimasero zitti, non sapendo proprio che replicare.
Gesù allora disse:
- E a Alda Merini avete pensato?
I sacerdoti si guardarono sbigottiti, con strane facce piene di meraviglia.
- No? - fece Gesù.
E tirò fuori una corona di alloro, come quella che di solito porta cinta in testa Dante Alighieri.
- E allora quando viene datele questa corona di alloro. Ditele che gliela dona Gesù detto il Cristo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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(lessi questa favoletta a Alda qualche tempo prima che facesse con Giovanni Nuti la sua recita in Duomo del suo potente "Poema della Croce", si divertì molto a sentirla e ne fu contenta. Mi disse poi che quella recita davanti al suo popolo, in quella grandiosa cattedrale del Cristianesimo mondiale, così tanto cara a lei, sarebbe stato il Nobel vero e unico a cui lei teneva veramente.
"Leggerò in Duomo il mio poema su Cristo davanti alla mia gente, questo sarà per me il vero Nobel. Il mio popolo mi vuole veramente bene, come si può mai immaginare un Nobel più grande di questo?", mi disse.
Un paio di settimane dopo ci fu la grande recita con la musica e le canzoni di Giovanni Nuti. Erano presenti 6.000 persone. Il Duomo di Milano era pieno completamente, come fosse la messa della Notte di Natale. Quello fu per davvero il più bel Nobel che Alda potesse sperare di ricevere, e glielo diede la sua amata città di Milano, il suo popolo, che le voleva davvero bene, non i lontani accademici di Svezia, ai quali lei non pensava mai, nemmeno di striscio.
G.D.A.)
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