Natale era la festa dei cuori,
che se ne andavano tutti a sognare
nelle botteghe
per comprarsi il capitone
da arrostire a sera nel fuoco del camino,
una scatola di alici salate
e 5 lire di contentezza.
Anche i matti quel giorno venivano serviti
con deferenza
e rispetto,
che rispetto agli ubriachi e ai bambini
non è che facessero ridere di più.
A Natale c'è sempre un angelo
che ci sussurra nell'orecchio di lasciar correre,
di essere sul serio finalmente buoni.
A Natale anche Gesù fa il povero
ed è pure così contento.
I suoi traditori sono ricchissimi
e sono pure neri di rabbia
per la loro gran infelicità.
Ma a Natale conviene scordarsi di tutto
tranne che della Speranza
e delle parole d'Amore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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