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sabato 19 novembre 2011

UN CUORE VULNERABILE recensione di Maria Theresa Venezia a "BETTY PAGE", romanzo di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

Recensione di Maria Theresa Venezia a “Betty Page”, romanzo di Giuseppe D’Ambrosio







Ancora una volta Giuseppe D’Ambrosio ci inchioda alla lettura con un personaggio straordinario, il giovane protagonista del suo ultimo romanzo intitolato “Betty Page”, un autentico outsider, disoccupato, non-collocato, né collocabile, posto sotto un assedio fantasmatico incessante, un vero sognatore assolutamente dostoevskiano, attraversato da mille visioni e apparizioni che non cessano di fargli visita e di occupare notte dopo notte la sua casa e la sua mente, ponendo in essere un mirabolante teatro dell’assurdo a cui non viene opposta, suprema arte, alcuna resistenza da questa maschera tra le maschere, in un tessuto metropolitano sfilacciato e degradato, tossico, in ogni suo risvolto, respingente, che non offre nessun ruolo, nessun “lavoro”, nessun posto al suo tavolo da gioco, dove le carte sono sempre truccate.


Questo giovane, innamorato perdutamente e toujours della regina delle pin-up, l’oggetto del desiderio, par excellence, una trasfigurata Betty Page, che appare e svanisce, lo prende e lo lascia, lo tradisce e lo ferisce con un sapiente intrigo sottilmente torturante e terribilmente erotico, che lo stringe e lo costringe in una ragnatela di nostalgia, che con i suoi fili abilmente tirati lo rende completamente prigioniero, questo ragazzo ci mostra senza vergogna qualcosa che credevamo divenuto ormai inesistente, un cuore vulnerabile, per sempre scomparso nell’osceno supermercato dei sentimenti.


Questo splendido romanzo multilivellare, trionfo della dimensione immaginaria, in cui diversi piani di lettura s’intersecano, sa restare tuttavia ancorato saldamente al cosiddetto “reale” narrando alcune volte con rara spietatezza la tragedia esistenziale di un giovane uomo che non riesce, pur insistendo e non cedendo quasi mai allo sconforto, a trovare il “suo lavoro”, la sua collocazione simbolica e questo rappresenta appunto l’ancoraggio indiscutibile al nostro tempo, alla sua attualità, ed è proprio in questo sapiente farsi e disfarsi del nodo che lega queste due dimensioni, quella notturna vissuta con i suoi fantasmi e quella diurna in cui le esigenze della vita materiale picchiano duro che lo scrittore colloca il suo personaggio donandoci ancora una volta, non solo un momento di lettura indimenticabile, ma anche e di questi tempi non è poco, una lezione civile.

MARIA THERESA VENEZIA

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