sabato 30 maggio 2015
L'UOMO CHE SI INCAZZA SEMPRE
(E QUALCHE VOLTA SCOPPIA A RIDERE
PER GLI STESSI IDENTICI MOTIVI)
ti incazzi forte certe volte, joseph, ma perché?
gli anni vanno
e anche tu t'arrampichi come un folle
su castelli così alti
che se poco poco guardi di sotto
ti sfracelli come un pollo da 4 soldi
che mai nessuno si sognerà di farselo arrosto.
ti incazzi pensando all'amore
preso come una cioccolatina al bar di sotto,
lavacesse agli ordini dei ricconi,
grattaevinci fasulli raschiati con un nichelino da 1 centesimo.
tutto fasullo, penso,
mentre il direttore della superlibreria
con la chierica del catechista
e gli occhialini dell'intellettuale,
lo zainetto sulle spalle dello studente fallito,
mi minaccia ancora una volta
ed è già la terza volta che mi manda i vigili urbani
a controllarmi i documenti e i permessi,
io vorrei aggredirlo quando se ne va a prendere la metrò
e buttarlo giù dalle scale,
e poi vederlo con gli occhialini rotti sul naso
e i commenti dei passeggeri attorno
a dirgli: "tò, che gran fesso!".
mi incazzo, con il mio letto tutto invaso di libri,
ma poi ci ripenso e son contento
di aver un letto fatto proprio così
e son sicuro che non ce l'ha proprio nessuno al mondo
perché forse nessuno è così povero come me
da dover dividere il letto nientemeno che con i libri.
"che matto!", penso e rido
a immaginarmi tutti gli operatori finanziari
che pensano che son loro addirittura che fan andare avanti
tutto il mondo
perché Dio ormai se lo son del tutto scordato.
e mi incazzo quando c'è il sole in città
perché vorrei essere in campagna a fare il contadino
e piantare la zucca e l'aglio
e le rose e gli ulivi
e la vigna dai bei riccioli verdi.
"son fottuto", penso e rido di nuovo,
non riuscirò mai più ad andarmene fora,
ma poi penso al mio grosso romanzo
e ai suoi ultimi capitoli,
dove attaccherò il ragno
e se mi capita pure il serpente,
e rido ancora.
e mi incazzo ancora a vedere
quei pupazzetti di Gesù con la testa così grande
vicini ai pupazzetti di Berlusconi
con la testa così grande pure lui
nelle vetrine delle edicole in piazza del Duomo.
e i santi e gli appestati,
i rivoltosi, fasulli pure loro,
che giocano alla causa nobile
e intanto curano l'ascensore della birreria
e le sigarette alla visione ancestrale
che non porta da nessuna parte
se non a una sbornia
a un raffreddore
e alla comprensione di un nulla
da smaltire svaccati su una poltrona, fasulla pure lei.
il cavallo di Sylvia Plath vola, cazzo,
con lei in groppa già morta asfissiata dal gas
con i suoi figli lasciati sul balcone,
e io mi incazzo
con la sigaretta di Alda
che le brucia il cuscino già in fiamme
e che rischia di mandarla a fuoco viva,
"Alda, il cuscino va a fuoco!"
"Ferma, ferma, joseph, la morte bisogna pur guardarla
qualche volta negli occhi
per capire davvero a fondo la vita.
Spegni ora, spegni pure il cuscino...".
mi incazzo
quando vedo tutti questi fantasmi attorno a me
e mi immagino qualcuno dietro la porta di casa mia
che mi attacca sullo stipite
una scritta un pò sciancata
che dice:
"ricordati sempre di quanto sei idiota"
e intanto mi ruba
tutto quel che mi spetta
per i miei libri.
e rido
perchè davvero penso:
"cazzone, tu non lo immagini neanche
ma stai tutti i giorni lavorando per me
e per la mia matta poesia".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento