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sabato 19 luglio 2014

ESTATE




ESTATE

Il sole arroventa la terra e lascia cadere in mare i mostri che siamo,
parecchi a mal di fegato, molti a rimuginare assassinii 
che mai avranno il coraggio di commettere,
per fortuna gli allegri cambiano squadra
e si mettono a fare i mozzi dei vincenti,
a imbrigliare ossa in bandiere di pirati.
Si va, con le sonnolente tempeste all'orizzonte
che rimandano le carogne al largo
e rispondono alla gente sempre allo stesso modo,
"Fate partire le domande, innalzate le bandiere loffie,
siete proprio voi anche se nessuno se ne frega!"
Così funziona il serpeggiamento vario e parecchio proficuo,
veleggiate rugosi, trincate contorti,
tanto chi se ne avvede?
Siete voi e gli alberi morti,
gettate i vostri sacchi della zavorra nel mattino,
passerà chi di dovere a ritirare i vostri mobili neri montati per strada.
"Credi in Dio?"
"Io no, dopo di me l'apocalisse!"
"Tutto è permesso allora?"
"Tutto".
Utopie alla deriva, speranze rivestite d'oro per valere effettivamente
sul mercato delle mosche anche a Singapore.
Signori! E' il momento dei fantasmi ora,
prego chiamate pure tutti gli incubi di Kafka,
ci competono enormemente.
"Ladri! Cosa state rubando? L'anima dell'uomo?"
"No, solo qualche bottiglia di champagne, che diamine!"
"E il discorso ce l'avete pronto?"
"Certo, è ovvio. Siamo barbieri dai rasoi affilatissimi noi,
mica dilettanti da 4 soldi".
Onde, riflussi, confuse mareggiate.
A battaglia ora, con odio di marca e vendette ben vendute.
Spumeggia il mare e spruzza il maroso a tutt'andare,
sotto con le guerre di corsa.
Trasmettere tutti i messaggi in punta di frecce,
riprendere il dialogo a colpo di cannone.
Son queste le nuvole del mondo, Eraclito, che vuoi?
E' tranquilla la paturnia del potente
che si crede posteggiato nell'alto dei cieli.
Signori! Il fronte non è lontano, appena alla costa nord,
appena alla costa est, mica troppe miglia!"
"Niente paura! Sono i soliti demoni, 
si scanneranno come al solito tra di loro.
 Basta tenersene lontani, 
In fin dei conti ognuno è responsabile solo della propria follia".
Le voci di troppo, gli spiriti in trasferta, le mezzecalzette bucate.
Il mare monta nella sua rabbia primordiale,
i tempi antichi ritornano in massa,
i medioevali, i contemporanei riciclati, arrabattati alla buona.
Sulle tavole nude al largo va ancora l'uomo,
e si crede sulle mura al sicuro nella propria città
Ma la vera Atene è sul mare che lotta e che vince,
quella falsa in terraferma è un fracco che se la stanno mangiando i barbari.
Le aquile se ne vanno lontane,
i cani son qui che si fanno addomesticare 
ancora più tranquillamente.
I librai, i pizzaioli, i nullafacenti, gli studenti,
i piccioni, i leoni, i nullatenenti,
si affacciano al balcone e friggono i gamberetti in offerta,
poi sudano, vedono qualche film di matti in tv
e poi se ne vanno a dormire e a sudare di nuovo.
Forse al mattino arriverà un pò di vento dei pioppi di periferia,
intanto il ragazzino va in cucina a bere un pò d'acqua fresca
facendo scappare alla rinfusa tutti i maledetti scarafaggi.
"Che dite, cari, andiamo al mare?"
"No, restiamo qua sotto".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


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