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mercoledì 30 luglio 2014

IL MAESTRO FELLINI




                         IL MAESTRO FELLINI

   C’era un’assemblea di registi che veniva ripresa pure dalla televisione per farne una trasmissione culturale in diretta. Il presentatore era un giovane regista molto famoso, Fellini. E lì se ne stavano tutti ad ascoltarlo dopo che era stato proiettato un film del grande Charlot.
   La televisione riprendeva e trasmetteva, e tutti erano un po’ invidiosi che Fellini portasse avanti i giochi e parlasse delle teorie, delle sue pratiche, delle sue convinzioni. D’altronde lui era il maestro ma era come se fosse malvisto e malsopportato da tutti, che ovviamente volevano parlare dei loro film, delle loro teorie, e dei loro progetti.
   Dopo un po’ si alzò dal suo banco Nanni Moretti e disse: “Maestro, vorrei parlare di alcune storie che or ora mi sono venute in mente”. E voleva parlare della sua infanzia, dei suoi ricordi, delle sue emozioni.
   “Non ora”, lo zittì Fellini.
   Nanni Moretti per sfida non si risedette al banco ma a un muretto che stava lì vicino al banco. C’era rimasto male a quella risposta e voleva controbattere ma aveva pure troppo rispetto per il maestro per mettersi a contraddirlo.
   Si alzò pure dopo Salvatores, e anche lui voleva dire qualcosa. Ma anche a lui Fellini lo zittì. E anche lui per protesta si mise a fianco di Moretti seduto sul muretto e non più al banco, come per voler mostrare fisicamente il suo disappunto.
   Fellini si accorse di questo malumore diffuso tra i giovani registi e proprio un attimo prima che finisse la trasmissione disse: “Ragazzi miei, non sono importanti le storie ma è importante l’essenza nei film. Ricordatevelo sempre”.

   L’assemblea e la trasmissione finirono e tutti se ne andarono via in silenzio, ognuno per conto suo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "FELLINI", Acquaviva 2014

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