IL
MAESTRO FELLINI
C’era un’assemblea di registi che veniva
ripresa pure dalla televisione per farne una trasmissione culturale in diretta.
Il presentatore era un giovane regista molto famoso, Fellini. E lì se ne
stavano tutti ad ascoltarlo dopo che era stato proiettato un film del grande
Charlot.
La televisione riprendeva e trasmetteva, e
tutti erano un po’ invidiosi che Fellini portasse avanti i giochi e parlasse
delle teorie, delle sue pratiche, delle sue convinzioni. D’altronde lui era il
maestro ma era come se fosse malvisto e malsopportato da tutti, che ovviamente
volevano parlare dei loro film, delle loro teorie, e dei loro progetti.
Dopo un po’ si alzò dal suo banco Nanni
Moretti e disse: “Maestro, vorrei parlare di alcune storie che or ora mi sono
venute in mente”. E voleva parlare della sua infanzia, dei suoi ricordi, delle
sue emozioni.
“Non ora”, lo zittì Fellini.
Nanni Moretti per sfida non si risedette al
banco ma a un muretto che stava lì vicino al banco. C’era rimasto male a quella
risposta e voleva controbattere ma aveva pure troppo rispetto per il maestro
per mettersi a contraddirlo.
Si alzò pure dopo Salvatores, e anche lui
voleva dire qualcosa. Ma anche a lui Fellini lo zittì. E anche lui per protesta
si mise a fianco di Moretti seduto sul muretto e non più al banco, come per
voler mostrare fisicamente il suo disappunto.
Fellini si accorse di questo malumore
diffuso tra i giovani registi e proprio un attimo prima che finisse la
trasmissione disse: “Ragazzi miei, non sono importanti le storie ma è
importante l’essenza nei film. Ricordatevelo sempre”.
L’assemblea e la trasmissione finirono e
tutti se ne andarono via in silenzio, ognuno per conto suo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
da "FELLINI", Acquaviva 2014
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