FELLINI
IN TRIBUNALE
Me ne andavo con la macchina 600 Fiat di mio
padre e incontravo Peppino Amatulli e lo salutavo.
“Ciao Peppino!”
E poi incontravo Tonino Coniglietto.
“Ciao Tonino!”
Mi piaceva come farmi vedere dai miei amici
che andavo in auto. E poi la vecchia 600 Fiat di mio padre.
Sono arrivato a casa e casa non c’era più,
c’era invece un grosso palazzo ed era il Tribunale, con una grossa scalinata.
Io allora ho posteggiato la macchina e sono
salito su per la scalinata del Tribunale.
C’era un uomo mezzo nudo che diceva:
“La colpa c’era e pure il delitto c’era ma
l’accusa non c’era, così io ora sono di nuovo un uomo libero pur essendo un
perfetto criminale. Una cosa lava l’altra, una cosa equivale all’altra”,
diceva.
E il delinquente se la svignava.
Poi c’era Fellini con una grossa tunica, era
molto grasso e vecchio.
“La mia colpa è che sono ingrassato, non ho
nulla a mia discolpa perché tutti i miei amici italiani mi hanno abbandonato.
Io così sono il più colpevole di tutti", diceva.
E a lui lo prendevano e lo portavano in
Tribunale perché lo dovevano processare per la sua atroce colpa.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
da "FELLINI", Acquaviva 2014
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