POESIA
C’era un gruppo di amici che voleva andare a
far visita ad Alda, fra cui Chiara la Cremasca, la battitrice di testi.
Io non ne avevo voglia ma poi ho
acconsentito a malincuore.
Così li ho portati a casa di Alda. Ma lì,
proprio all’entrata c’era una specie di sua amica portinaia che ci ha bloccati
tutti.
“Non si può andare, Alda sta poco bene”, ha
detto e così ci ha bloccati tutti.
Allora io ho detto:
“Entro solo per salutarla”, e così mi ha
fatto passare.
Sono entrato dentro e Alda appena mi ha
visto è stata contenta.
“Entra, entra, Giuseppe. Vieni qui, siediti
davanti a me”.
C’era un tavolo quadrato molto grande e là
mi ha fatto sedere.
Poi ha preso una miriade di scatole di
farmaci piccoli e grandi ed è andata a buttarle in un cassetto di una madia lì
accanto.
“Questi li mettiamo qui”, ha detto, “e non
dite niente a nessuno sennò mi sgridano”, e poi si è messa a ridere di gusto.
Poi ha preso un suo libro di poesie e ha
cominciato a recitare delle poesie.
“La poesia è il miglior farmaco per l’anima
dell’uomo”, ha detto e poi si è messa a ridere di gusto un’altra volta.
“E voi potete facilmente arguire allora che
io sono la persona più sana d’Italia”, ha detto e si è messa di nuovo a ridere.
E noi con lei.
Poi un’infermiera ha bussato e lei l’ha
fatta entrare.
“Prego signora s’accomodi pure, ma non mi
vada a denunciare alla polizia la prego che questa non è carboneria ma solo una
misera riunione di poveri poeti”.
L’infermiera ci ha guardato tutti con una
faccia esterrefatta, e poi se n’è uscita ma senza dire niente.
“Come vi dicevo prima la gente guarda i
poeti quasi fossero degli unicorni, cioè degli esseri che semplicemente non
esistono poiché sono troppo chimerici, favolosi”.
E lì si è messa di nuovo a ridere.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
da "KAFKA" storielle minime, Acquaviva 2014
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